Portici e San Luca. Ediz. italiana e inglese (I)

Hermann Hesse li amava per il passeggio, Robert Byron per l'eco dei passi notturni, Dino Campana per il ritmo di ombre squarciate da gocce di luce sanguigna. Stendhal invece li amava per la loro bellezza, che lo opprimeva di felicità. A ognuno il proprio incanto nei sessantadue chilometri di portici (più della metà nel nucleo storico), che fanno di Bologna una città coperta senza eguali al mondo. Una sconfinata galleria di pietra, dove godere dei piaceri del buon vivere al riparo da intemperie o solleone. Spazio architettonico ricco di implicazioni metaforiche, il portico - un interno all'aperto' - è invenzione che concilia tutti gli opposti: fuori e dentro, mondo e casa, pubblico e privato, pieno e vuoto, compagnia e solitudine. Così unici e così misteriosi con i loro anfratti oscuri, i portici sono amici di amanti e lestofanti, favoriscono il commercio e proteggono i convegni clandestini, invitano all'incontro, ma inducono anche al raccoglimento e al silenzio. Non a caso Bologna è la città dei più supremi silenzi in pittura. Quelli di Giorgio Morandi...